lunedì 1 settembre 2014

Bernhardiana. Dialogo incompiuto



Le citazioni sono tratte da opere di Thomas Bernhard (Heerlen, 9 febbraio 1931 – Gmunden, 12 febbraio 1989). Con esse l'estensore tenta di dialogare (in grassetto), ma a ben vedere il dialogo fallisce, spezzandosi in due monologhi.

"Teniamo in serbo le nostre domande perché noi stessi ne abbiamo paura, poi ad un tratto è troppo tardi per porle. Vogliamo lasciare in pace l'interrogato, non vogliamo ferirlo profondamente perché vogliamo lasciare in pace noi stessi e non ferirci profondamente. Rimandiamo le domande decisive e facciamo senza posa domande ridicole, inutili e meschine, e quando facciamo le domande decisive è ormai troppo tardi."

Col tempo ci abituiamo a ricacciare per così dire dentro di noi i nostri pensieri più grandi. Per sopravvivere, dobbiamo chiudere ermeticamente l'accesso ai nostri pensieri più alti e decisivi e rendere pubblici solo i nostri pensieri più bassi, che con quelli nascosti hanno poco, di solito proprio nulla in comune, perché se dichiarassimo apertamente i nostri pensieri più grandi saremmo spacciati.

“I grandi pensatori li abbiamo ingabbiati nelle nostre librerie, da dove essi, condannati al ridicolo per sempre, ci guardano con gli occhi sbarrati, così diceva, pensai. Notte e giorno io sento il lamento dei grandi pensatori che sono stati rinchiusi nelle nostre librerie, quei ridicoli grandi spiriti ormai ridotti come mummie sotto vetro, così diceva, pensai. E’ tutta gente che ha violato la natura, diceva, è per questo che vengono puniti e da noi ficcati per sempre nelle nostre librerie.
Le nostre biblioteche sono in un certo senso istituti di pena dove noi abbiamo rinchiuso i nostri grandi spiriti, naturalmente Kant in una cella singola e così Nietzsche, Schopenhauer, Pascal, Voltaire, Montaigne, i grandissimi nelle celle singole e gli altri nei cameroni, ma tutti per sempre e in eterno, mio caro, per tutti i tempi e all’infinito, la verità è questa. E guai se uno di questi uomini che hanno commesso un delitto capitale si dà alla fuga e scappa, subito viene per così dire impacchettato e reso ridicolo, la verità è questa. L’umanità è in grado di difendersi da questi cosiddetti grandi spiriti, così diceva, pensai. Dovunque si presenti lo spirito, subito viene impacchettato e ingabbiato…”

La maggior parte degli uomini a un certo punto viene prelevata di peso, rinchiusa e sigillata in gabbie mentali, chi nell'adolescenza, chi in gioventù, chi in età matura, e alla lunga finisce con l'affezionarsi profondamente ad esse, tanto da rifiutarsi di evadere anche se le viene indicata, in modo inequivocabile, la via di scampo.

“Cerchiamo dappertutto l’infanzia e dappertutto non troviamo altro che il famoso vuoto assoluto. Devi rassegnarti. In generale, quando ti volti, non vedi ormai altro che il vuoto assoluto, pensai, non solo per quanto riguarda l’infanzia, qualsiasi cosa, quando è passata, non è ormai altro che vuoto assoluto, mi dissi. Per questo è un bene se non ti volti più indietro, non devi più voltarti indietro, se non altro per salvaguardare te stesso, devi saperlo, pensai ora. Se ti volti indietro verso il passato, guardi soltanto dentro il vuoto assoluto, pensai, se guardi allo ieri, non è già nulla più che il vuoto assoluto, pensai, anche se guardi indietro all’attimo appena trascorso, non guardi ormai in null’altro che nel vuoto assoluto.”

Pochi sono disposti ad accettare questa verità semplice e terribile, che per l'uomo è impossibile sottrarsi alla scelta, neppure quando in apparenza non sceglie ma si lascia trasportare dall'inerzia.
Siamo condannati a scegliere. Di continuo, in ogni singolo istante, apriamo e chiudiamo porte di futuri possibili, e niente può mai tornare indietro.

Nessun commento:

Posta un commento