sabato 15 giugno 2013

Chi la fa, la torta?

Si dovrà, sempre e ancora una volta, ripartire da forme di resistenza costituzionale, dapprima certamente sparse, minimali, embrionali, perché le gocce dovranno di nuovo raccogliersi per formare una corrente.
Si dovrà ricominciare da una rinnovata presa di coscienza dei propri diritti costituzionali, a cui sopravverrà l'urgenza dei doveri irrinunciabili che si hanno verso i propri diritti, e dalla domanda ineludibile, la stessa che alla fine di questo passo, tratto da Il re pallido, il romanzo postumo e incompiuto di David Foster Wallace, viene posta in realtà non solo alla popolazione americana, bensì a chiunque sia a qualunque titolo cittadino:
"Abbiamo cambiato modo di considerarci cittadini. Non ci consideriamo cittadini nel vecchio senso di essere una piccola parte di un insieme più vasto e infinitamente più importante verso il quale abbiamo pesanti responsabilità. Ci consideriamo ancora cittadini nel senso di essere beneficiari: siamo consapevoli dei nostri diritti come cittadini americani e delle responsabilità nei nostri confronti della nazione, che deve assicurarci la nostra fetta della torta americana. Ormai ci consideriamo quelli che mangiano la torta anziché quelli che la fanno. E allora chi la fa, la torta?"

giovedì 13 giugno 2013

Il grido

- L'hai sentito?
- Che cosa?
- Chi gridava?
- Non so.
- Ma l'hai sentito?
- Non ci ho fatto caso.
- Qualcuno ha gridato.
- Può darsi.
- Com'è possibile che tu non l'abbia sentito?
- Ero sovrappensiero.
- Vuoi scherzare?
- Stavo pensando a quello che devo fare domani.
- Pensavi a domani... così non hai sentito il grido.
- Può darsi.
- Può darsi?
- Voglio dire, sei sicura che qualcuno abbia gridato?
- Pensi che me lo sia sognato?
- Non so.
- Ho sentito un grido, un grido terribile. Non è una cosa che ci si può inventare.
- Va bene, allora qualcuno ha gridato.
- Non devi dirmi di sì tanto per dire.
- D'accordo. Chi può essersi messo a gridare con questa nebbia? Qui a parte noi non c'è nessuno.
- Non si vede niente ma tu sai che non c'è nessuno.
- Lasciamo perdere. Sbrighiamoci, questa nebbia mi fa venire i brividi.
- E il grido?
- Smettila con questa storia. Supponiamo che il grido ci sia stato. Cosa possiamo fare?
- Quindi non t'importa. Non vuoi sapere cosa è accaduto. E se qualcuno fosse in pericolo?
- Ti ripeto, sono certo che non è successo nulla.
- Già, perché in realtà il grido è una mia fantasia, no? Ho gridato a me stessa, è accaduto tutto dentro la mia testa. Sarà un segnale d'allarme, una specie di avvertimento per... chissà che cosa. Dimmelo tu, che cosa.
- Allora ti sei convinta che in mezzo a questa nebbia ci siamo soltanto noi.
- Non hai capito, l'ho detto solo per provocarti. Comunque non mi hai risposto.
- Adesso andiamo. La nebbia è sempre più fitta, e sta cominciando a fare buio.
- Vuoi andartene così. Eppure l’ho sentito.
- Dài. Non senti freddo? Metti il mio maglione.
- Perché non mi credi?