domenica 26 maggio 2013

Quant'è profonda la tana del bianconiglio?

Molti anni addietro, politici, banchieri, governanti europei in una lunga notte della ragione cominciarono a fare un lungo sogno collettivo, così lungo che non è ancora terminato, indotto non da lisergiche somministrazioni, bensì dall'aritmetica della reciproca legittimazione politica e del tornaconto economico-finanziario.
"They had a dream" dunque, ma non si trattò del sogno di MLK; sognarono piuttosto che l'istituzione della Uem (Unione Economica e Monetaria) avrebbe, nell'arco di qualche anno, trasformato l'Europa in una Oca (Optimum Currency Area, Area Valutaria Ottimale).
L'opinione pubblica avrebbe dovuto reagire fin dall'inizio quantomeno con sospetto, date le stupefacenti e inquietanti connotazioni simboliche (nient'altro che semplici coincidenze?) insite nel termine "Oca", denso di risonanze etologiche (goffaggine e, in certe condizioni, pericolosità), ludiche (ci sono i giocatori, ci sono le pedine) e motorie (fantasmi teutonici evocati da un passato tutto sommato non così lontano).
Le cose andarono diversamente, il sogno venne inculcato nella mente di tutti i cittadini della zona Euro, che da allora cominciarono a vivere sognando in esso, fino a cominciare forzatamente a comprendere - a causa soprattutto di fattori quali disoccupazione, svalutazione dei redditi fissi, erosione del risparmio per via dei continui, implacabili "salvataggi" - che in realtà quello che stavano vivendo era un incubo, l'incubo dell'EuroSistema.
Come risvegliarsi da esso? Per tornare allo stato di veglia, si prescriverà, seguendo la suggestione Matrixiana, l'assunzione di una particolarissima "pillola rossa"; uno shock è fuor di dubbio, un evento traumatico, forse una serie di eventi traumatici, di punti di rottura - forme di "resistenza costituzionale" ancora in nuce - in  grado di condurre alla scoperta di "quant'è profonda la tana del bianconiglio".
Difatti, non paiono sussistere oggi le condizioni di possibilità per tracciare un percorso di uscita dall'EuroSistema lineare, "razionale", in tutto e per tutto pianificato a tavolino, una "Exit Strategy" percorribile "senza soluzione di continuità", esclusivamente per via di successive mediazioni e concertazioni, in una sequenza di compromessi e revisioni dei trattati europei, tale da non imporre "scommesse" o "salti nel buio".
Questa difficoltà radicale, che pone un'altrettanto radicale sfida, diviene finalmente manifesta nel momento in cui si entra in contatto, e si riesce a reggere l'impatto, con il nucleo sostanziale della crisi dell'EuroSistema, il suo limite insuperabile, che non è politico, economico, sociale, e neppure - sebbene gli sia prossimo - culturale, ma anzitutto del pensiero.

Il "nocciolo duro" della crisi dell'EuroSistema, ciò che la rende al tempo stesso così pervasiva e sfuggente e implacabile, consiste nel suo essere anzitutto una "crisi del pensiero".

Un argomento cruciale si può attingere dal volume  "Il tramonto dell'euro" (cap. "Il sogno dell'Oca" pp. 111 e ss.), dove Alberto Bagnai scrive:
"dal punto di vista macroeconomico l'idea stessa di unione monetaria è contraddittoria [..] L'unificazione monetaria si rende necessaria solo laddove i sistemi economici considerati non siano omogenei e non esistano forze che tendano a far convergere spontaneamente i loro fondamentali, riducendo la volatilità delle rispettive valute. Ma è proprio in questi casi che la flessibilità del cambio è un elemento importante per alleviare i costi dell'aggiustamento a shock macroeconomici, ed è quindi proprio in questi casi che la rinuncia alla flessibilità del cambio impone un costo all'economia."

Ciò che rigido può sembrare forte, ma in realtà è debole, perché si può spezzare facilmente.

Continua Bagnai:
"l'unificazione monetaria si rende necessaria solo laddove è dannosa, cioè solo laddove implica la rinuncia a un elemento di flessibilità (quella del cambio) utile per assorbire shock o compensare divergenze strutturali.
Paesi dalle economie allineate, con scambi equilibrati, non sperimenterebbero eccessiva volatilità del cambio e non avrebbero bisogno di intervenire attivamente per "sostenerlo". La motivazione per entrare in un'unione monetaria (ridurre l'incertezza del cambio) si presenta proprio quando i Paesi che la adottano avrebbero in realtà bisogno di maggiore, non minore, flessibilità."

Bagnai perviene dunque alla seguente conclusione : la Uem se è utile allora è dannosa.
Una contraddizione in termini, a ben vedere, ricavabile dalle logiche stesse, "politiche" non "tecnico-economiche" sottolinea e chiarisce Bagnai, sottese alla guida dell'EuroSistema. Tuttavia, il pensiero viene sicuramente "messo alla prova", ma non viene "messo in crisi", da una contraddizione, la cui scoperta anzi lo fa muovere, lo spinge avanti, lo fa evolvere verso la negazione, e conseguentemente il superamento, degli assunti di partenza (reductio ad absurdum): così, una volta dimostrata la contraddizione interna alla costruzione Uem, può avere inizio un nuovo ragionamento.

Ora, la crisi del pensiero che soggiace come quintessenza invisibile e onnipresente alla crisi dell'EuroSistema si rivela esattamente in questo: che, almeno negli ultimi tempi, gli esponenti di spicco del Pude (Partito Unico dell'Euro), amplificati dal loro inseparabile corollario mediatico, invece di difendere il "prodotto" argomentando a favore dell'utilità pura e semplice della Uem ai fini del perseguimento dell'Oca, come da "manifesto programmatico", si aggrappano piuttosto a esternazioni in apparenza "da Realpolitik dell'ultima spiaggia", di seguito raccolte in un piccolo florilegio:

"L'Euro è una costruzione sbagliata, ma perseverando in essa risolveremo i nostri problemi."
"La strada errata,percorsa sino in fondo, ci porterà a destinazione."
"Oggi si assiste, e non è un paradosso, al grande successo dell'euro" (indicando di seguito la Grecia come manifestazione più concreta di tale successo).
"L'euro è un errore, che tuttavia determinerà da sé le condizioni della propria sostenibilità", la teoria dell'Oca "endogena".
"I politici hanno preso una decisione sbagliata, ma i costi della scelta sbagliata, inizialmente tenuti nascosti ai cittadini, li indurranno a fare la cosa giusta" (accettare la svalutazione interna dei redditi fissi, ad esempio, e diventare, alla lunga, competitivi nell'export senza le compensazioni dovute al cambio flessibile?).

Quindi, la contraddizione in termini dedotta in precedenza non viene dal Pude rigettata, contro-argomentata, bensì fatta propria, fagocitata, metabolizzata, fino all'estremo limite di "rincarare la dose" davanti all'opinione pubblica, di sbandierare con naturalezza ostentata l'immagine speculare e deformata della contraddizione, la sua formulazione capovolta e funambolica: la Uem è utile proprio in conseguenza del fatto che è dannosa.
Affermazione paradossale, se mai ve ne può essere una, che tuttavia diventa, nell'odierna fase epigonale, "posizione ufficiale", "comunicato stampa" dell'EuroSistema, proprio perché capace di "mettere sotto scacco" il pensiero, imprigionandolo nella propria crisi, alimentandone lo strabismo, i cortocircuiti, le paralisi.

Tornando al titolo: Quant'è profonda la tana del bianconiglio?
E' soltanto l'inizio della risposta.

lunedì 20 maggio 2013

Della minore età degli italiani

"L'illuminismo è l'uscita dell'uomo da uno stato di minorità il quale è da imputare a lui stesso. Minorità è l'incapacità di servirsi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a se stessi è questa minorità se la causa di essa non dipende da difetto di intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di servirsi del proprio intelletto senza esser guidati da un altro. Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza - è dunque il motto dell'illuminismo.La pigrizia e la viltà sono le cause per cui tanta parte degli uomini, dopo che la natura li ha da lungo tempo affrancati dall'eterodirezione (naturaliter maiorennes), tuttavia rimangono volentieri minorenni per l'intera vita e per cui riesce tanto facile agli altri erigersi a loro tutori." (I. Kant)

Sarebbe già un grande risultato, sulla via del ritorno del popolo italiano alla luce della maggiore età, smarrita ormai da decenni, se si dimostrassero coraggio e maturità sufficienti per affrancarsi dall'incessante stordimento mediatico e arrivare a comprendere la seguente verità scomoda: con gli attuali governi, gli attuali parlamenti, gli attuali vincoli di bilancio e Fiscal Compact, gli attuali impegni assunti verso il MES, l'attuale desertificazione industriale e produttiva, l'attuale erosione inesorabile della base imponibile e del risparmio dei cittadini, è un'illusione rassicurante ma penosamente infantile credere che sia possibile "ridurre la pressione fiscale per far ripartire i consumi e la crescita" e che i proclami della classe politica in tal senso - una classe politica legittimata da episodiche, pavloviane "chiamate alla urne" ottemperate per riflesso condizionato da confusione, paura, disperazione o piccolo interesse di bottega - possano tradursi in manovre alternative rispetto a travasi di imposte da un contenitore all'altro, rimescolamenti mascherati sotto una coltre di variazioni acronimiche, nel complesso a saldo zero o maggiore di zero, secondo logiche di estenuata contabilità elettorale.
Il tutto fino alla prossima "emergenza nazionale" e conseguente, implacabile, "salvataggio".

Pare tuttavia che gli italiani non vogliano tornare ad essere adulti.
Come già osservava Kant: "E' tanto comodo essere minorenni!"