Le
citazioni sono tratte da opere di Thomas Bernhard (Heerlen, 9 febbraio 1931 – Gmunden, 12 febbraio 1989). Con esse l'estensore tenta di dialogare (in grassetto), ma a ben vedere il dialogo fallisce, spezzandosi in due monologhi.
"Teniamo in serbo le nostre
domande perché noi stessi ne abbiamo paura, poi ad un tratto è troppo tardi per
porle. Vogliamo lasciare in pace l'interrogato, non vogliamo ferirlo
profondamente perché vogliamo lasciare in pace noi stessi e non ferirci
profondamente. Rimandiamo le domande decisive e facciamo senza posa domande
ridicole, inutili e meschine, e quando facciamo le domande decisive è ormai
troppo tardi."
Col
tempo ci abituiamo a ricacciare per così dire dentro di noi i nostri pensieri
più grandi. Per sopravvivere, dobbiamo chiudere ermeticamente l'accesso ai
nostri pensieri più alti e decisivi e rendere pubblici solo i nostri pensieri
più bassi, che con quelli nascosti hanno poco, di solito proprio nulla in
comune, perché se dichiarassimo apertamente i nostri pensieri più grandi
saremmo spacciati.
Le nostre biblioteche sono in un certo senso
istituti di pena dove noi abbiamo rinchiuso i nostri grandi spiriti,
naturalmente Kant in una cella singola e così Nietzsche, Schopenhauer, Pascal,
Voltaire, Montaigne, i grandissimi nelle celle singole e gli altri nei
cameroni, ma tutti per sempre e in eterno, mio caro, per tutti i tempi e
all’infinito, la verità è questa. E guai se uno di questi uomini che hanno
commesso un delitto capitale si dà alla fuga e scappa, subito viene per così
dire impacchettato e reso ridicolo, la verità è questa. L’umanità è in grado di
difendersi da questi cosiddetti grandi spiriti, così diceva, pensai. Dovunque
si presenti lo spirito, subito viene impacchettato e ingabbiato…”
La
maggior parte degli uomini a un certo punto viene prelevata di peso, rinchiusa
e sigillata in gabbie mentali, chi nell'adolescenza, chi in gioventù, chi in
età matura, e alla lunga finisce con l'affezionarsi profondamente ad esse,
tanto da rifiutarsi di evadere anche se le viene indicata, in modo
inequivocabile, la via di scampo.
“Cerchiamo dappertutto l’infanzia
e dappertutto non troviamo altro che il famoso vuoto assoluto. Devi rassegnarti. In generale, quando ti volti, non
vedi ormai altro che il vuoto assoluto,
pensai, non solo per quanto riguarda l’infanzia, qualsiasi cosa, quando è
passata, non è ormai altro che vuoto
assoluto, mi dissi. Per questo è un bene se non ti volti più indietro, non
devi più voltarti indietro, se non altro per salvaguardare te stesso, devi
saperlo, pensai ora. Se ti volti indietro verso il passato, guardi soltanto
dentro il vuoto assoluto, pensai, se
guardi allo ieri, non è già nulla più che il vuoto assoluto, pensai, anche se guardi indietro all’attimo appena
trascorso, non guardi ormai in null’altro che nel vuoto assoluto.”
Pochi
sono disposti ad accettare questa verità semplice e terribile, che per l'uomo è
impossibile sottrarsi alla scelta, neppure quando in apparenza non sceglie ma
si lascia trasportare dall'inerzia.
Siamo condannati a scegliere. Di continuo, in ogni singolo istante, apriamo e chiudiamo porte di futuri possibili, e niente può mai tornare indietro.
Siamo condannati a scegliere. Di continuo, in ogni singolo istante, apriamo e chiudiamo porte di futuri possibili, e niente può mai tornare indietro.
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